giovedì 23 agosto 2012

Dei delitti e delle pene di Cesare beccaria


Chi era Cesare Beccaria?
Noto per la sua opera "Dei delitti e delle pene", per il resto mi è completamente sconosciuto. Sicuramente per mia colpa, chissà dove mi trovavo o a cosa pensavo quando l'abbiamo studiato a scuola (ma poi, siamo sicuri di averlo fatto?).
Nato a Milano il 15 marzo 1738 da famiglia nobile originaria di Pavia, inizia i suoi studi presso il Collegio Farnesiano di Parma, sotto la guida attenta dei Gesuiti.
All'età di vent'anni si laurea in giurisprudenza a Pavia. In quegli anni inizia a collaborare con l'Accademia dei Pugni di Alessandro e Pietro Verri.
Nel 1761 si sposa con Teresa Blasco da cui avrà una figlia, Giulia. L'importanza di questo matrimonio giudicatela voi, Giulia infatti sarà la madre del ben noto Alessandro Manzoni.
Nel 1764 viene pubblicato un piccolo testo: "Dei delitti e delle pene" che, tradotto in francese l'anno successivo consentirà, anzi ne determinerà il successo a seguito del "Commentaire" di Voltaire.
Nel 1771 ormai famoso, entra a far parte del Supremo Consiglio di economia pubblica, poi, nel 1791 entra nella giunta per la correzione del sistema giudiziario civile e criminale nonché nella commissione speciale per le riforme penali e di polizia.
A pochi anni di distanza, il 28 novembre del 1794 muore per un colpo apoplettico, all'età di soli 56 anni.
Ora, conosciuto meglio il nostro autore, anche se solo per grandi linee, vediamo qualcosa della sua opera più nota "Dei delitti e delle pene".
A differenza dei Promessi Sposi, opera monumentale scritta dal nipote Alessandro, Dei delitti e delle pene è un trattatello di neanche cento pagine ma, non per questo meno importante. Vediamo alcuni aspetti interessanti.
Beccaria inizia la sua opera con un'avvertenza (per il lettore) sul sistema delle leggi dei popoli europei, infatti:

          "Alcuni avanzi di leggi di un antico popolo conquistatore fatte compilare da un principe che dodici secoli fa regnava in Costantinopoli, frammischiate poscia co' riti longobardi ed involte in farraginosi volumi di privati ed oscuri interpreti, formavano quella tradizione di opinioni che da una gran parte dell'Europa ha tuttavia nome di leggi; ed è cosa funesta quanto comune al dì d'oggi che una opinione di Carpzovio, un uso antico accennato da Claro, un tormento con iraconda compiacenza suggerito da Farinaccio sieno le leggi a cui con sicurezza obbediscono coloro che tremando dovrebbero regger le vite e le fortune degli uomini".

Critica severa di un sistema a suo parere disorganizzato, risultato dello "scolo dei secoli i più barbari", il cui scopo è quello di accrescere la legittima autorità dei sistemi in essere procedendo ad una revisione delle parti antiquate o corrotte dagli uomini e dal tempo.
Secondo il Beccaria, i principi morali e politici cui l'uomo obbedisce, nascono per "rivelazione", per "legge naturale" o come "convenzioni fattizie della società". Il fine ultimo è però lo stesso, condurre "alla felicità di questa vita mortale".
Su questa base il nostro Beccaria afferma che esistono "tre distinte classi di virtù e di vizio, religiosa, naturale e politica". 
Capisco che tutto ciò, a qualcuno, possa sembrare noioso, ma ritengo sia invece importante andare avanti nell'esame di quello che è l'avviso al lettore della sua opera.
Per Beccaria il "sistema di vizi e virtù" della politica è variabile, in quanto dipende dagli uomini e dai tempi, mentre l'idea della virtù naturale "sarebbe sempre limpida e manifesta se l'imbecillità o le passioni degli uomini non la oscurassero". Solo l'idea della virtù religiosa è sempre costante "perché rivelata immediatamente da Dio e da lui conservata".
Potrete chiedervi a quale scopo introdurre queste distinzioni, me lo sono chiesto anche io!
Lo stesso Beccaria al fine di non generare confusione chiarisce il motivo, infatti invita i suoi lettori a comprendere bene, prima di criticare la sua opera, quale classe di vizi e virtù in essa si analizzi.
Beccaria invita i lettori a non considerare la sua opera come distruttrice di virtù o di religione ma a cercare, qualora necessario, di convincerlo "o della inutilità o del danno politico che nascer ne potrebbe" dai principi esposti.
Non dobbiamo dimenticare che quando Beccaria scriveva non era troppo difficile inimicarsi la chiesa o il potere temporale e finire all'Indice o in carcere!
Prima di andare avanti vorrei fare notare la considerazione che ha dell'uomo il Beccaria, potrebbe essere passato senza lasciare impressione il termine "imbecillità" o il concetto che l'uomo è spesso guidato dalle "passioni" più che dalla logica. Dico questo perché è un concetto che ricorre anche nella introduzione, che infatti inizia così:
          
          "Gli uomini lasciano per lo più in abbandono i più importanti regolamenti [..] Apriamo le istorie e vedremo che le leggi che pur sono o dovrebbon esser patti di uomini liberi, non sono state per lo più che lo strumento delle passioni di alcuni pochi, o nate da una fortuita e passeggiera necessità! Non già dettate da un freddo esaminatore della natura umana...".
Ecco il perché della necessità di revisionare la legislazione vigente, opera di "passioni di uomini" o di caso fortuito, scolo dei tempi passati.
Che dire. Se tali concetti siano ancora validi a più di due secoli di distanza giudicatelo voi! Io preferisco evitare commenti e procedere oltre.

Nella ricerca dell'origine delle pene il Beccaria da una definizione di "legge" in funzione di "libertà" e di "sicurezza", cosa che ritengo importante notare perché a mio parere sempre valida: 

          "le leggi sono le condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall'incertezza di conservarla. Essi ne sacrificarono una parte (della libertà!) per goderne il restante con sicurezza e tranquillità".
Ecco dunque che per il Beccaria il sacrificio di parte della libertà di ognuno consente alla società così costituita di godere di sicurezza e tranquillità, infatti ecco che proprio da quanto appena detto discende il concetto di "sovranità nazionale": 

          "la somma di tutte queste porzioni di libertà sacrificate al bene di ciascheduno forma la sovranità di una nazione, ed il sovrano è il legittimo depositario e amministratore di quelle".
Naturalmente, tutto ciò valeva nel momento in cui nacquero le società primitive che si diedero delle leggi, oggi invece è semplicemente un dato di fatto, riscontrabile però subito dopo le grandi tragedie umane, le guerre (in particolare le guerre civili), cui segue la ricostruzione di una società spesso basata su leggi costituenti differenti dalle precedenti.
Ancora un passo del Beccaria ci porta a capire perché occorre introdurre un sistema punitivo, ancora una volta a causa della "natura umana", infatti:

         "non bastava informare questo deposito (cioè la sovranità nazionale), bisognava difenderlo dalle private usurpazioni di ciascun uomo in particolare, il quale cerca sempre di togliere dal deposito non solo la propria porzione, ma usurparsi ancora quella degli altri. Vi volevano dei motivi sensibili che bastassero a distogliere il dispotico animo di ciascun uomo dal risommergere nell'antico caos le leggi della società", questi "motivi sensibili" non sono altro che "le pene".
L'uomo origina la società ma è anche causa di disgregazione dovuta alla sua "natura imperfetta". Le pene (i motivi sensibili) non sono solo utili ma necessarie perché altrimenti non sarebbe possibile controllare la natura umana, ecco ciò che mi sembra voglia dire Beccaria e, purtroppo, mi sento di condividere.
Ecco dunque che il sovrano (colui che esercita la sovranità nazionale) ha il diritto (che è anche un dovere verso la società) di punire. 
Beccaria ci dice: 
          "Ecco dunque sopra di che è fondato il diritto del sovrano di punire i delitti: sulla necessità di difendere il deposito della salute pubblica dalle usurpazioni particolari; e tanto più giuste sono le pene, quanto più sacra ed inviolabile è la sicurezza, e maggiore la libertà che il sovrano conserva ai sudditi".
Ma dove è il confine tra "pena giusta" e "pena ingiusta"?
A ciò è d'aiuto Montesquieu; secondo lui è tirannica (e dunque ingiusta) "ogni pena che non derivi dall'assoluta necessità". Secondo Beccaria "fu dunque la necessità che costrinse gli uomini a cedere parte della propria libertà: egli è dunque certo che ciascuno non ne vuol mettere nel pubblico deposito che la minima porzione possibile, quella sola che basti a indurre gli altri a difenderlo. L'aggregato di queste minime porzioni possibili forma il diritto di punire; tutto il di più è abuso e non giustizia, è fatto, ma non già diritto".
Ecco dunque che per Beccaria è la necessità di sicurezza che spinge l'uomo ad aggregarsi in società fino a formare nazioni. Se non vi fosse questo stato di necessità infatti nessun uomo farebbe dono di parte della propria libertà, anzi "ciascuno di noi vorrebbe che i patti che legano gli altri non ci legassero".

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Italia... cassa integrazione e assistenzialismo

Questo breve post non vuol essere un esame particolareggiato della nostra situazione in materia di cassa integrazione e assistenzialismo ma solo una mia sensazione o considerazione generale che, in quanto tale, potrebbe anche risultare sbagliata.
Considerate dunque ciò che dico come una semplice opinione non supportata, al momento, da prove o fatti.

Penso che uno Stato serio dovrebbe garantire a tutti i cittadini un lavoro con cui poter vivere in modo dignitoso... cosa che peraltro prevede la nostra Costituzione.
Penso che tutti i lavori onesti siano dignitosi
Ritengo che sia compito di ogni cittadino il cercare un lavoro al fine di contribuire al sostentamento della propria famiglia e più in generale allo sviluppo della società...
Sono convinto che l'assistenzialismo spinto dello Stato sia un danno in quanto toglie ai cittadini la voglia di lavorare, se ciò dura troppo a lungo!

Detto ciò, quando i nostri politici capiranno che ciò che occorre all'Italia é l'esempio (nel lavoro come in tutte le cose) e loro devono essere i primi irreprensibili sotto tutti i punti di vista... quando capiranno che le loro discussioni inutili sulla necessità o meno delle riforme (tanto nessuno capisce più cosa intendano con riforme!)... quando la smetteranno di litigare in Parlamento, di corrompere ed essere corrotti, di agire per i propri interessi in vece che per quelli della società, quando insomma cominceranno nell'amministrazione della cosa pubblica a comportarsi correttamente e come si diceva un tempo... "come il buon padre di famiglia", bene, allora e solo allora la loro italia sarà anche la mia Italia!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 15 agosto 2012

Norberto Bobbio: Elementi di politica

Politica...
un termine ricco di significati, anche in considerazione dei tempi che corrono!
Ma cosa significa "politica"?
Uno dei maggiori studiosi del campo in Italia è stato Norberto Bobbio, professore di Filosofia del Diritto e della Politica all'Università di Torino e autore di tantissimi articoli e opere sull'argomento.

Secondo Bobbio per politica s'intende:

"l'attività volta a stabilire le regole e a prendere le decisioni destinate a rendere possibile la convivenza tra un gruppo di persone: una convivenza possibilmente pacifica all'interno e sicura all'esterno"

Al centro dell concetto di politica si trova quello del "potere", della gestione del potere. Sembra dunque che politica e potere siano due concetti strettamente legati. Usando un'altra definizione di politica questo legame è molto chiaro:

"si usa il termine politica per designare la sfera delle azioni che hanno un qualche riferimento diretto o indiretto alla conquista e all'esercizio del potere ultimo (o supremo o sovrano) in una comunità di individui sul territorio"

ora credo sia più chiaro per tutti cosa si intenda col termine "politica".

Per Bobbio una società è ben ordinata se la distanza tra chi governa e chi è governato è bassa, per Bobbio la forma di governo che ha questa caratteristica si chiama "democrazia".

La democrazia dunque come miglior forma di governo. La democrazia dei nostri tempi, che è differente da quella degli antichi. Nella società democratica di Bobbio il cittadino ha una caratteristica fondamentale: è attivo!

"La democrazia ha bisogno, più di qualunque altra forma di governo, di cittadini attivi. Non sa che farsene di cittadini passivi, apatici, indifferenti, che si occupano soltanto dei propri affari e delegano ad altri il compito di occuparsi degli affari comuni. La democrazia vive e prospera solo se i suoi cittadini hanno a cuore le sorti della propria città come quelle della propria casa, che delle città è soltanto una parte"

Cittadini attivi... per avere una democrazia sana.

Cittadini attivi, come in Italia?

Uno dei compiti dei cittadini attivi consiste nel controllare l'azione dei propri rappresenti e di sostituirli, nel rispetto delle regole, qualora essi non siano degni della fiducia accordatagli. Il buon governante è colui che si occupa del bene comune, il cattivo governante è colui che bada al bene proprio. Questo criterio è quello ancora "più diffuso di cui si serve l'uomo della strada per giudicare l'azione dell'uomo politico" diceva Bobbio, ma siamo sicuri che ciò sia vero?
Se cosi fosse i politici avrebbero vita difficile invece, eccoli là, sempre gli stessi, nonostante tutto!
Allora forse occorre rivedere certe convinzioni. Forse il cittadino, l'uomo della strada, è troppo simile al politico che lo rappresenta per avere la voglia di sostituirlo?
Forse è lo stesso cittadino, l'uomo comune, l'uomo della strada, come lo chiama Bobbio, che essendo troppo legato al proprio interesse si dimentica sempre più spesso di guardare al "bene di tutti" prima che al suo bene personale?

In antichità esistevano diverse forme di governo, alcune giudicate buone, altre cattive, la democrazia era tra le cattive perchè considerata come "il governo di molti a favore dei poveri", mentre ogni forma di governo buona è una forma di governo che mira all'interesse comune. Aristotele sosteneva ciò nella "Politica" e credo avesse ragione...

L'ultima domanda: la nostra democrazia ha come scopo ultimo l'interesse comune? E se la risposta fosse no, allora, siamo sicuri che la nostra forma di governo sia ancora la migliore?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Potere invisibile e democrazia

Cosa direbbe Norberto Bobbio della situazione attuale dell’Italia?
Parlo della situazione politica ed economica, naturalmente.

Si chiederebbe, forse, da dove partire per cercare di dare un senso a ciò che sta accadendo.

Che strada segue la politica in questi tempi di crisi?

Che fine hanno fatto i politici di un tempo, quelli della cosiddetta prima Repubblica?

Quali poteri forti si muovono all’ombra di uno stato debole e ormai troppo lontano dagli italiani?

Non ho una risposta!

Non possiamo dare noi le risposte che ci avrebbe potuto dare un così grande pensatore di nome Norberto Bobbio, ma possiamo provare a sondare le sue opere, i suoi scritti, i suoi insegnamenti, alla ricerca di un lume in grado di dissipare il buio di questi tempi…

Il 23 novembre 1980 Norberto Bobbio pubblicò un articolo sulla Stampa nel quale spiegava cosa fosse la democrazia, intesa come “il governo del potere visibile, cioè del governo i cui atti si svolgono in pubblico, sotto il controllo della pubblica opinione”. A trentadue anni di distanza mi chiedo se una tale definizione possa ritenersi ancora valida per la democrazia italiana ovvero, secondo tale definizione di democrazia l’Italia è ancora una democrazia?

E ancora, occorre chiedersi se in Italia esista oggigiorno una “pubblica opinione”, o è scomparsa anch’essa?!

A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: a cosa ci stiamo riferendo di preciso? A quale problema, tra i tanti che assillano l’Italia, dobbiamo dirigere il famoso lume, qualora ne possedessimo uno, dove dobbiamo dirigere la nostra attenzione? Noi, “pubblica opinione”, non capiamo…

Ebbene, proprio questo è il punto, il problema, il nodo da sciogliere. L’impossibilità di capire!

Non si capisce chi abbia ragione e chi torto. Non si capisce come si sia finiti nella palude economica della recessione. Non si capisce quale tra i politici sia onesto e chi invece disonesto. Non si capisce dove voglia traghettarci il governo Monti come non si capiva quale fosse la politica del governo Berlusconi. Non si capisce cosa stia facendo l’Unione Europea…

Non capire è diventata la regola piuttosto che l’eccezione!

Norberto Bobbio, nello stesso articolo precedentemente citato scrisse: “Non si capisce nulla del nostro sistema di potere se non si è disposti ad ammettere che al di sotto del governo visibile c’è un governo che agisce nella penombra (il cosiddetto sottogoverno) e ancora più in fondo un governo che agisce nella più assoluta oscurità, e che possiamo permetterci di chiamare <<criptogoverno>>.”

Governo, sottogoverno e criptogoverno, e se fosse realmente questo il problema? E’ forse necessario, per cercare di capire cosa sta accadendo in Italia (e forse nel mondo intero), ricorrere a questi concetti e a ciò che lasciano appena intravvedere? E’ forse necessario cercare il potere invisibile che si muove all’ombra del governo visibile?

Un’ultima domanda: se in uno stato democratico per cercare di capire cosa accade occorre introdurre i concetti di sottogoverno e criptogoverno, siamo sicuri di essere ancora in uno stato democratico?
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Scioperi, tasse, imposte, aumenti e chi più ne ha più ne metta

Siamo appena passati da un venerdì di passione per il trasporto pubblico e già si preannunciano rincari sulle bollette e sulla benzina per l’anno prossimo.
E gli stipendi … beh quelli non si toccano !!
La storia insegna che nel 1999, quando nasceva l’euro, 1 euro valeva 1,16675 dollari , oggi 1 euro vale 1,4850 dollari. Il dollaro, principale moneta di scambio al mondo si è deprezzato di ben 27% nei confronti dell’euro. Ma ciò non è del tutto positivo, perché se guardiamo l’economia del mondo intero vuol dire che comprare la merce in dollari conviene e comprare la merce in euro non conviene.
Riportato in Europa e ovviamente anche in Italia, le importazioni superano di gran lunga le esportazioni, e quindi gli stati per portare in pareggio i bilanci devono alzare il costo della vita. In effetti, se ci guardiamo in giro, da quando è stato introdotto l’euro anche i vari prezzi hanno avuto un aumento simile se non maggiore. Si badi bene, non è colpa dell’introduzione dell’euro in senso stretto, (anche con la lira sarebbe accaduto una cosa simile); il problema è che gli stati non sono riusciti a fare una politica economica per contenere tale disavanzo.
… e cosa dire dei salari?!, secondo voi i salari hanno subito un aumento del 27% per restare al pari col costo della vita ed avere lo stesso potere di acquisto ??
A livello statistico provate a vedere tra amici e parenti e scoprirete che gli unici stipendi aumentati sono quelli di senatori e deputati. Sono i soli che hanno mantenuto lo stesso potere di acquisto.
E noi si continua con scioperi, aumento delle tasse, imposte.
Ma proviamo ad analizzare un giorno di ordinario sciopero.
Con lo sciopero dei trasporti pochi hanno la possibilità di andare a lavorare …inclusi maestri ed insegnanti. Allora i genitori, da bravi genitori, piuttosto che affidare i figli alla strada ed inviarli in balia di chissacchì decidono di tenere i figli a casa, perché alla fine un venerdì di assenza non ha mai fatto male a nessuno. Però visto che c’è sciopero, anche i genitori non vanno a lavorare e magari prendono 1 giorno di ferie per allungare il ponte. E fin qui tutto regolare.
Quindi tutta la famiglia (che può aderire indirettamente allo sciopero), si alza più tardi, si fa colazione tutti assieme finalmente e ci si organizza per la giornata … come … un giro al parco, si incontrano amici e parenti che non si vedono da tanto tempo e … si va a fare spesa, ma si un po’ di sano shopping non fa di certo male. …magari si pranza fuori casa con un pranzo veloce e si va all’OUTLET perché si dice che lì i prezzi sono più bassi.
Proviamo a fare le tirare della giornata.
Premetto che il diritto di sciopero è sacrosanto perché è una conquista dei lavoratori e che se un lavoratore sciopera, rinunciando ad una giornata di salario un motivo lo avrà (giusto o sbagliato).
Vediamo una famiglia di 3 persone che si muove. Chi ha aderito allo sciopero ha speso almeno 30 euro per il pranzo e per sfizi vari di giornata, almeno 50 euro per regalini e pensierini vari per se e per la tribù di figli che si è portato appresso e non dimentichiamoci di un 10 euro di benzina. Se poi si ha la possibilità di abbondare, il pranzo al ristorante fa 70 euro; le spese almeno 200 e almeno 30 di carburante perché l’OUTLET più in là ha i prezzi più bassi.
In ogni caso 1 giorno di ferie in meno, si pagate ma sempre 1 giorno in meno da fare la prossima estate … per chi le ferie se le potrà ancora permettere.
Quindi alla fine della giornata
Chi ha scioperato ci ha rimesso parte del salario
Chi ha dovuto aderire allo sciopero ci ha rimesso dai 100 ai 300 euro ed oltre.
non male per un paese che si lamenta di tasse, imposte, aumenti ecc ecc
Il governo dice … beh così gira la moneta e l’economia si riprende.
È vero che se gira la moneta si riprende l’economia, ma c’è bisogno di un venerdì di passione per far girare l’economia !! …
Ma allora, il governo piuttosto di accettare questa situazione perché non previene gli scioperi … per esempio stando al pari con il rinnovo dei contratti e mantenendo il potere di acquisto dei salari dei propri lavoratori ???
Tanto se uno i soldi li ha li spende lo stesso e se non li ha non li spende lo stesso.
Ma più soldi si hanno, più se ne spendono e più se ne spendono più gira la moneta e girando la moneta aumenta l’economia. Pensate un po’ si ottiene lo stesso effetto di uno sciopero, ma siamo tutti più contenti.
Sarà questo concetto troppo difficile da far capire a chi ci governa???
Paolo Cartillone

Protagora...

Protagora di Abdera,
filosofo greco presocratico, visse ed operò nel V secolo a.C.
lui stesso si dichiarò "sofista".
Ma prendiamo in considerazione il dialogo "Protagora", scritto da Platone e vediamo solo qualche curiosità, come al solito chi vuole potrà trovare e leggere il dialogo per intero in qualsiasi biblioteca pubblica o, come faccio io, acquistarlo e tenerlo nella propria biblioteca!
I personaggi del dialogo sono due, Socrate ed un amico, Socrate racconta ciò che é accaduto qualche giorno prima tra lui e altri amici e conoscenti; tra questi Ippocrate, desideroso di porsi al seguito di Protagora, conosciuto già allora come un sofista disposto ad insegnare a pagamento...
Sofista... ma cosa significa?
Sofista significava sapiente o saggio, ed in quel tempo era riferito in particolar modo a coloro che insegnavano la loro scienza a pagamento.
Racconta Platone, di quando una sera Ippocrate si presentò a casa di Socrate invitandolo ad andare con lui per presentarsi assieme presso l'alloggio di Protagora, appena giunto in città.
Ippocrate aveva intenzione di pagarlo in cambio dei suoi insegnamenti.
Ma quali insegnamenti credi che riceverai? Dice Socrate all'amico...
Cosa credi che sia un sofista? Insiste...
Di quale parte del sapere è esperto il sofista? Lo interroga Socrate...
Ippocrate, chiamato insistentemente a dire la sua asserisce che il sofista è "colui che rende gli altri abili nel parlare"...
Ma Socrate non era ancora soddisfatto:
Dimmi Ippocrate, su quale argomento il sofista rende abili nel parlare?
Evidentemente intorno a ciò di cui si intende?
Già, ma in che consiste ciò di cui il sofista é esperto egli stesso e rende istruito il suo seguace?
Ippocrate deve arrendersi all'evidenza, non lo sa!
Socrate prosegue...
andiamo pure a parlare con lui, amico mio, ma stiamo ben attenti che il sofista non abbia ad ingannarci lodando la sua merce come i venditori del nutrimento del corpo, i commercianti all'ingrosso e i bottegai.

Così quei grandi, Socrate, Protagora e diversi presenti si "affrontano" in discussioni che, come direbbe Protagora, toccano tutto il campo del suo insegnamento, cioè:

"il sapersi condurre con senno, così nelle faccende domestiche, tanto da amministrare nel modo migliore la propria casa, come nelle faccende pubbliche, tanto da essere perfettamente capace di trattare e di discutere delle cose dello stato".

Intendi forse parlare di arte politica, e sostieni forse che tu sei in grado di insegnarla? Direbbe Socrate...

Si, certamente, l'arte politica si può insegnare e io la insegno, rispondeva Protagora! E lo spiega con un mito, un mito che parla di dei e non di uomini. Un mito della creazione, in cui Prometeo ed Epimeteo sono responsabili della distribuzione delle facoltà naturali tra tutti gli esseri appena creati. E per ultimo l'uomo... restato senza alcuna facoltà naturale, riceve da Prometeo la scienza della vita, il sapere tecnico e il fuoco (perché senza il fuoco il sapere tecnico non sarebbe servito!), rubati ad Atena ed Efesto...

E Protagora seguita nel suo racconto... e parla tra l'altro del significato della giustizia, dell'ingiustizia e della punizione.

Si punisce per la colpa commessa o per il futuro?
Per Protagora si "punisce pensando al futuro, sì che lo vede punito. E se tale è il suo punto di vista, significa ch'egli è convinto che alla virtù ci si possa educare: punisce, dunque, per distogliere dalla colpa".

E il tempo passava, e Socrate e Protagora parlavano e interrogavano l'un l'altro e convincevano e incitavano applausi, consensi, dissensi, diversità di opinioni... su scuola, insegnamento, politica, conoscenza della poesia antica... e Creta e Sparta e Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, Solone, Cleobulo di Lindo, Misone di Chene, Chilone di Sparta... conosci te stesso... nulla di troppo... difficile é mantenersi onesti!

E vizi e virtù: "E l'essere vinto da se stesso è ignoranza, il vincere se stesso sapienza....

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Come io cambierei l'Italia

Sarebbe ora di finirla con le pagliacciate!
Non pensate anche voi?
E' iniziato il nuovo carosello che ci traghetterà fino al 13 e 14 aprile prossimo. Fino alle elezioni...
Ancora una volta assistiamo inermi alla grandiosa macchina della propaganda politica, indecisi non tanto sul chi votare quanto sul se votare... vista la totale inutilità del gesto!
Lamentele e ancora lamentele direte... proponi qualcosa, osserverete... e avete ragione!
Ecco la mia proposta per un'Italia diversa... per l'Italia nella quale mi piacerebbe vivere e non per quella in cui vivo!
Primo: chi ha la fedina penale sporca non può candidarsi alle elezioni, di nessun tipo o genere, e non può ricoprire alcuna carica politica o pubblica! Corollario: quanto detto vale anche per chiunque sia indagato, fino al riconoscimento della sua innocenza.
Secondo: i politici non hanno maggiori diritti dei comuni cittadini ma hanno maggiori doveri soprattutto nei confronti dei cittadini. Corollario: devono comportarsi sempre come il buon padre di famiglia, altrimenti devono essere allontanati dall'incarico che ricoprono (vedasi Napoli emergenza immondezza!). Secondo corollario, i politici non hanno diritto ad alcun vitalizio per il semplice fatto di aver compiuto mezza legislatura, è un privilegio che noi cittadini non possiamo accettare! Limite d'età: oltre i 55 anni d'età non si può più fare politica! basta con i vecchi che continuano a giocare con il nostro presente negando una anche se minima possibilità di cambiare in meglio a chi ha voglia di mettersi in gioco!
Terzo: basta con i privilegi di casta! E parlo di tutti i tipi di caste... Corollario: i medici devono fare un solo lavoro, o per la pubblica amministrazione o da privati fuori dalle strutture pubbliche! I magistrati idem, niente cattedra nelle Università, per intenderci... o l'uno o l'altro! Analogamente per ogni impiego statale, senza eccezioni!
Quarto: le tasse devono essere giuste ed eque, non è possibile che si aumentino le tasse perchè occorre risanare i conti pubblici e allo stesso tempo i nostri politici si aumentino lo stipendio! Corollario: se c'è da tagliare, si tagli per primo lo stipendio dei nostri amministratori, vista la loro incompetenza nella guida del Paese!
Cinque: Ordine! In tutti i campi, intendo. A partire dalle scuole e a finire nelle strade! Ordine significa tante cose, in primo luogo rispetto per le Istituzioni! Ma anche Polizia e Carabinieri per le strade, anche a costo di richiamare chi oggi è impiegato in missioni fuori dal territorio nazionale! Prima si pensa al nostro Paese, poi al resto del mondo, anche a costo di essere antipatico e politicamente scorretto!
Sei: l'istruzione è una cosa seria e comincia dalle scuole elementari... non è possibile che si arrivi alla laurea senza saper scrivere e leggere decentemente. Non è possibile che si svolga un lavoro che richiede la laurea senza avere le capacità ma solo perchè "mamma e papà" hanno avuto i soldi per mantenere gli studi a chi non aveva alcuna voglia di studiare... i risultati sono sotto gli occhi di tutti! E per ultimo ma non meno importante, i professori universitari, ad una certa età devono andare in pensione e lasciare il posto ai più giovani e meritevoli, non ai loro figli o nipoti!
Spero di non aver offeso nessuno, non è mia intenzione, spero inoltre che qualcuno abbia voglia di discutere com me su questi argomenti... per aiutarmi, tra qualche anno, ad entrare in politica e provare a cambiare l'Italia!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

In merito al programma politico...

Questa sera ho ricevuto una mail da un amico che ha voluto contribuire alla discussione sulla politica...

"In merito al programma politico, abolirei la politica non i programmi. Oramai fare politica sa di sporco e di poco concludente. Chi fa politica sembra che non sappia dove e cosa sia la realtà. Ti ricordi dei politici che non conoscevano il prezzo del pane o del latte? Prova a chiederlo a tua moglie e vedi come ti risponde!!!
Se politica significa distaccarsi dalla realtà e vivere in un mondo proprio al di fuori delle difficoltà che viviamo tutti i giorni, è meglio non fare politica. I politici decidono delle guerre, ma non sanno cosa sia la guerra. I politici decidono degli stipendi della povera gente, ma non sanno cosa significa lavorare per un mese e non arrivare a fine mese a pagare il mutuo o le rate della macchina o l'affitto di casa. I politici non sanno cosa significa essere trasferiti e non trovare la scuola per i propri figli. I politici non sanno cosa significa dire di no ad un figlio che vuole un nuovo giocattolo perché non si hanno i soldi per comprarlo.
Beh se essere un politico significa questo, sono contento di essere un normale cittadino e spero di non diventare mai un politico."
Grazie Danilo...
e chissà, forse hai ragione, ma perché non provare a cambiare le cose? Ormai ci conosciamo da un po... e credo che tu mi conosca abbastanza bene da sapere come la penso a proposito del cambiare le cose... il mondo è anche nostro e se così com'è non ci piace ma non facciamo niente per cambiarlo, allora è anche colpa nostra...
Io voglio provare a cambiare le cose... mi dai una mano anche tu?
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Strategia - André Beaufre


In questi giorni sto cercando di approfondire nel tempo libero alcuni concetti... e per farlo, il viaggio in treno sulla linea Roma - Nettuno, quando trovo posto a sedere... mi fornisce l'occasione di leggere qualcosa!

In biblioteca (grazie ai bibliotecari...) ho trovato un bel volume in francese del "Centre d'études de politique étrangère, scritto dal Général Beaufre, dal titolo "Introduction a la strategie"...

Il volume, pubblicato nel 1963, mi é sembrato subito interessante e così, rispolverando le mie basilari conoscenze della lingua francese e grazie alla consulenza gratuita di un mio amico (che ringrazio...) mi trovo a procedere attraverso il pensiero dell'autore.

Il Generale Beaufre, nell'introduzione al volume, ci dice che il motivo dei grandi problemi avuti dalla Francia nella politica estera del '900 sono imputabili a suo modo di vedere all'ignoranza della strategia! Ma dice anche che non solo la Francia soffre di questo problema.

Infatti...

"Mais je pourrais tracer un tableau semblable, en noir ou en blanc, pour la Corée, Cuba, Berlin et l'OTAN. La conclusione qui pour moi s'impose, c'est que, pour une grand parte, l'ignorance de la stratégie nous a été fatale."


Ma cosa è la strategia per il Generale?

Beh, sempre nell'introduzione ci dice:

"C'est que en effet, on le verra, la stratégie ne doit pas etre une doctrine unique, mais une méthode de penseé permettant de classer et de hiérarchiser les événements, puis de choisir les procédés plus efficaces. A chaque situation correspond une stratégie particulièr; toute stratégies peut etre la meilleur dans l'une des conjonctures possibles et détestable dans d'autres conjonctures. C'est là la vérité essentielle."

Dunque la strategia non è un'unica dottrina ma un metodo di pensiero che consente di classificare e gerarchizzare gli avvenimenti, quindi di scegliere le procedure più efficaci per le situazioni specifiche...

Chissà cosa mi riserva il seguitò del libro?

Vi terrò informati, promesso!


Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Le lingue e il mondo...

Dio confuse loro le lingue...
e quando si viaggia ci si accorge che è proprio così!
In portoghese con il termine "piripiri" si intende il nostrano peperoncino, in sardo "pibireddu"...
Il tavolo da cucina si chiama invece "mesa" ed in sardo... "mesa"!
La lingua è una caratteristica distintiva fortissima, tanto che noi siamo portati ad individuare la provenienza delle persone sulla base della lingua e dell'accento più che delle sembianze.
La lingua è una componente importantissima della società, magari trascurata o sottovalutata, ma comunque sempre rilevante. Ce ne rendiamo conto purtroppo solitamente troppo tardi! La lingua ci permette di esprimerci e di farci capire, ci consente di fare spese e di viaggiare, ci consente di commerciare, studiare, vivere nel migliore dei modi possibile!
La lingua è un potente strumento di politica estera, è uno strumento usato da tutti i popoli nella colonizzazione di nuove terre. Gli imperi si basavano su una lingua unica che diventava la lingua di corte o ufficiale. Le classi più importanti conoscevano la lingua ufficiale utilizzata internazionalmente e la conoscenza della lingua internazionale permetteva di entrare a far parte di una cerchia ristretta di persone.
Se è vero che la lingua è così importante, appare chiaro che uno stato che coltivi delle ambizioni di un certo livello deve investire sulla sua lingua, sulla sua lingua...
E importante conoscere la lingua internazionalmente riconosciuta ma è altrettanto importante investire sulla propria lingua. Nel mondo odierno chi non conosce l'inglese?
Ma in quello che verrà fra dieci, venti, cinquant'anni... quale lingua dovrà essere conosciuta e studiata? Potrebbe essere la nostra, l'Italiano?
Queste sono domande strategiche, diciamo così, di politica estera! Queste sono domande che richiedono risposte, qualcuno dovrebbe tentare di darle! Io non sono un politico ma mi piace giocare a farlo, tanto non posso fare danni...
Tanto per cominciare, vediamo quali vantaggi si hanno dall'appartenere alla società detentrice della lingua internazionalmente riconosciuta come dominante.
I madre lingua-dominanti godono di una serie di vantaggi non indifferenti, in primo luogo non devono perdere tempo (né come singoli né come società) a tradurre nella loro lingua ciò di nuovo ed interessante che viene prodotto nel mondo, non perdono tempo dunque negli studi linguistici, sarà infatti chi è interessato a dare massima diffusione ad un concetto a preoccuparsi della traduzione, sostenendone anche le spese. Non rischiano di non capire i concetti di traduzioni fatte male. Non possono essere messi in soggezione di fronte ad un pubblico internazionale perché utilizzano la loro lingua. In definitiva godono di vantaggi in tutti i campi, da quello economico a quello scientifico, oltre che politico.
Nel passato lingue dominanti sono state il francese, lo spagnolo, l'arabo, il latino, il greco, l'accadico e sicuramente anche altre a me sconosciute. Oggi pare che sia l'inglese, ma domani? In cosa occorre investire per il futuro? Se io contassi qualcosa mi muoverei su due fronti, in primis, preso atto della scarsa importanza della lingua italiana nel mondo, cercherei di sviluppare una strategia che nel lungo termine faccia si che l'italiano diventi lingua dominante e investirei nelle lingue che a medio termine potrebbero essere quelle dominanti. In particolare, io investire sulla lingua inglese e sul cinese. La lingua inglese è ancora universalmente riconosciuta come necessaria, il cinese è universalmente la più parlata al mondo e chi conosce il cinese possiede le chiavi della comprensione di una civiltà millenaria che oggi conta circa un miliardo e trecento milioni di anime e che si sviluppa ad un tasso di crescita nettamente superiore a noi europei!
Ma come ho detto, queste sono solo fantasie di chi non ha alcuna possibilità di incidere sulla politica estera di un paese... ve la immaginate una Italia in cui, a scuola, si insegna l'inglese e il cinese?
Non so, mi viene difficile pensare ad una simile eventualità... io investirei molto per far si che la lingua italiana sia studiata nel resto del mondo...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Socrate, Platone e la democrazia

Nell'immaginario collettivo dell'uomo moderno la democrazia è nata in Grecia ai tempi dei grandi filosofi Socrate, Platone, Aristotele...
Come spesso accade, però, l'immaginario collettivo non sempre rappresenta la realtà!
Così leggendo "La Repubblica" di Platone, mi sono imbattuto (e non è la prima volta!) in un esame approfondito delle forme di Stato, dalla migliore, una forma particolare di governo simile all'Aristocrazia, poi la costituzione laconica o timarchia, quindi l'oligarchia, penultima la democrazia e per finire, peggiore di tutte, la tirannia! La descrizione comprende la formazione di tali forme di governo. Si può condividere o meno il discorso ma è difficile non riconoscere le pecche della democrazia descritta da Socrate, così splendidamente enunciate.
Ancor più difficile è non riconoscere in quello stato rappresentato, la democrazia del bel Paese...
Ma credo sia meglio lasciare il passo alle parole di un grande filosofo, Socrate, scritte da un altrettanto, se non maggiore filosofo, Platone...
Parlando degli uomini democratici essi, "... non sono liberi? e lo stato non diventa libero e non vi regna la libertà di parola? e non v'é licenza di fare ciò che si vuole? [..] Ma dove c'é questa licenza, é chiaro che ciascuno può organizzarvisi un suo particolare modo di vita, quello che a ciascuno piace. E' soprattutto in questa costituzione, a mio avviso, che si troveranno uomini d'ogni specie. Forse tra le varie costituzioni questa è la più bella. Come un variopinto mantello ricamato a fiori di ogni sorta, così anche questa, che é un vero mosaico di caratteri, potrà apparire bellissima. E bellissima, saranno forse molti a giudicarla, simili ai bambini e alle donne che contemplano gli oggetti di vario colore. [..] Chi, come facevamo or ora noi, vuole organizzare uno stato, forse è costretto a recarsi in uno stato democratico per sceglierne, come andasse a una fiera di costituzioni, il tipo che gli piace; e quando l'ha scelto così, può fondare il suo stato. [..] Ma, non aver alcun obbligo di governare in questo stato, nemmeno se ne sei idoneo, né di essere governato, se non lo vuoi, né di fare guerra quando la fanno gli altri, né di mantenere la pace quando la mantengono gli altri, se non ne hai voglia; e ancora, se una data legge ti vieta di stare al governo o di sedere in tribunale, poter ciononostante governare e giudicare se te ne viene l'astro, tutto questo modo di vivere, di primo acchito, non é prodigioso e dolce? E non è carina la mitezza di certe sentenze giudiziarie? Non hai ancora veduto uomini che tale regime ha colpiti di sentenza di morte o di esilio, cionondimeno restare e girare tra la gente? e ciascuno va attorno come un eroe, quasi che nessuno se ne curasse né lo scorgesse? Veniamo all'indulgenza e all'assoluta mancanza di meticolosità che le sono proprie, anzi al disprezzo dei princìpi che noi esponevamo con tanto rispetto quando fondavamo lo stato. Dicevamo che se uno non ha una natura straordinaria, non potrà mai diventare un onest'uomo, a meno che fin da bambino non si diverta con giochi belli o non attenda a ogni cosa simile. Ora, con quanta alterigia la democrazia calpesta tutto questo, senza curare quali studi uno segua per prepararsi all'attività politica; anzi lo onora non appena affermi di essere ben disposto verso la massa popolare! [..] Ecco dunque quali saranno le caratteristiche della democrazia, con altre loro affini. A quanto sembra, sarà una costituzione piacevole, anarchica e varia, dispensatrice di uguaglianza indifferentemente a eguali e ineguali..."
Ecco perché ho detto che hanno descritto la democrazia italiana!
Potrebbe andar peggio? Ci si potrebbe chiedere...
Si, potrebbe andar peggio...
Per dirla con Socrate, si potrebbe cadere nella tirannia!
Molto più difficile, invece, è andar meglio perché le forme di governo definite "migliori" sono forse troppo lontane dalla mentalità dei nostri giorni...
e chissà poi se è vero che sono migliori, ma questa è un'altra storia!
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Progetto "Cambiamo l'Italia

Non vi siete mai sentiti stanchi di ciò che vi circonda?
Di ciò che vi viene imposto?
Non vi siete mai sentiti inermi e indifesi?
Insoddisfatti di come i vostri rappresentanti, quelli che avete votato, si comportano e agiscono?
Non avete mai pensato che si dovrebbe cambiare?
Non avete mai pensato di mettervi in politica per ricostruire tutto d'accapo?

E poi... cosa avete fatto?
Forse... niente?
Spaventati dalla enormità dell'idea di cambiare... o dalla consapevolezza di trovarsi tutti contro?
Eppure... se nessuno ha il coraggio, singolarmente, di farsi avanti... forse assieme si riuscirà a far qualcosa!
Ecco perchè nasce il mio progetto "Cambiamo l'Italia"...
Perchè sono stanco di stare a guardare... e, consapevole di non poter riuscire da solo, chiedo a tutti una mano... un aiuto, non per me ma per il futuro della nostra Italia!
Mi sono riproposto di usare i prossimi tre anni per studiare ciò che occorre sapere per entrare in Politica... e provare a dire la mia...
Come la penso? Vi chiederete...
Le pagine di questo blog vi aiuteranno a conoscermi...

Alessandro Giovanni Paolo Rugolo

Aristotele: etica Nicomachea

Solo il titolo spaventa... mi dicono degli amici quando faccio loro vedere il libro appena comprato!
Un bel libro pagato 2 euro e mezzo da Melbook, in via Nazionale a Roma!
Eppure, dico loro, perché spaventarsi prima di averlo letto?
Secondo me il problema fondamentale è che chi ha frequentato il liceo da ragazzo, ha dovuto affrontare lo studio dei classici latini e greci contro la sua volontà... e certo il professore non è riuscito a trascinarli nella scoperta dei testi del nostro passato! Io questo problema non l'ho dovuto affrontare avendo studiato ai geometri...
Ho sempre letto tanto e di tutto... dai fumetti ai romanzi per passare ai testi di fisica e scienze in genere fino ai libri di storia e ai testi sacri delle religioni del mondo... Da alcuni anni ho smesso di leggere romanzi... o almeno lo faccio sempre più raramente, per dedicare tutto il tempo disponibile allo studio dei testi classici e antichi... e non ci trovo niente di pesante... anche perché lo faccio per curiosità, non certo per dare l'ennesimo esame della mia vita! Lo faccio per ricercare ciò che ad oggi non ho ancora trovato... è un percorso di ricerca interiore, diciamo...
Etica Nicomachea... che significa il titolo? Prima domanda da soddisfare... così sfoglio le prime pagine del testo, in metropolitana, mentre torno a casa... e scopro che esistono tre versioni dell'etica di Aristotele. La Grande Etica, l'Etica Eudemia (cioè divulgata da Eudemo di Rodi, discepolo di Aristotele) e l'Etica Nicomachea (cioè divulgata da Nicomaco, figlio di Aristotele)... della Grande Etica pare che non si sappia granché e non tutti concordano sulla sua autenticità! Abbiamo dunque risposto alla prima domanda cioè al significato del titolo... ma siamo sicuri?
E si vi chiedessi cosa significa "Etica"? Probabilmente in tanti lo sanno... altri credono di saperlo ma poi posti di fronte alla domanda secca cercano di articolare una risposta improbabile oppure si precipitano su wikipedia per trovarne la definizione...
           "L'etica (il termine deriva dal greco "ethos", ossia "condotta", "carattere", “consuetudine”) è quella branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati. Si può anche definire l'etica come la ricerca di uno o più criteri che consentano all'individuo di gestire adeguatamente la propria libertà; essa è inoltre una considerazione razionale, dei limiti entro cui la libertà umana si può estendere. Spesso viene anche detta filosofia morale. In altre parole, essa ha come oggetto i valori morali che determinano il comportamento dell'uomo."

Dunque, ora sappiamo cosa è l'etica... ora possiamo dire di aver risposto ala prima domanda... o forse manca ancora qualcosa?
Riflettendo mi rendo conto che sto commettendo un errore... per farvi capire quale sia l'errore vi devo raccontare cosa mi è accaduto.
Mentre leggevo un passo delle Metamorfosi di Ovidio ho trovato una frase in cui si parlava di "sbarre d'acciaio"... incuriosito dall'uso di un termine moderno, armato delle mie scarsissime conoscenze di latino ho affrontato il testo latino in contropagina... il termine tradotto con "acciaio" era "adamante"... Adamante significa "non domo" o "indomabile" usato come durissimo o resistentissimo! Nella traduzione diventa "acciaio"! Ecco dunque cosa manca, la contestualizzazione. Devo cercare di capire, prima di andare avanti nella lettura, penso, cosa Aristotele intendesse per "etica" per evitare di fare riferimento alla definizione dei giorni nostri...
Ma per fortuna la ricerca è abbastanza semplice e cosa Aristotele intende per etica è lo stesso Aristotele che ce lo dice nel primo capitolo.

          "Ogni arte e ogni ricerca scientifica e similmente ogni azione e ogni proponimento pare che abbiano come scopo un bene. Perciò il bene fu giustamente definito come ciò a cui tutto mira [cioè il fine!]. [..] Il conoscerlo ha, quindi, grande importanza per la vita; e invero, conoscendolo, non riusciremo meglio in ciò che dobbiamo fare, come gli arcieri che hanno una mira sicura? Se così è, si deve cercare di comprendere sommariamente che cosa esso sia e di quale scienza o facoltà sia oggetto: senza dubbio della scienza principale e più fondamentale di tutte: e tale è evidentemente la politica. Essa dispone infatti quali scienze debbano esservi nello stato e quali ciascuno debba imparare e fino a che punto; e vediamo che anche le facoltà tenute in maggior conto, come l'arte militare, l'economica, la retorica, sono subordinate ad essa. Poiché essa si serve delle altre scienze pratiche e inoltre stabilisce per legge cosa bisogna fare e da quali cose astenersi, il suo fine comprenderà in se quelli delle altre scienze e sarà per conseguenza il bene umano. Invero, pur essendo lo stesso il bene per il singolo e per lo Stato, è cosa più grande e più perfetta conseguire e conservare il bene dello Stato"

Dunque, andando avanti nella lettura è possibile capire che per Aristotele l'etica è la scienza che studia il bene, etica e politica hanno lo stesso fine ma l'etica studia il bene in relazione all'individuo mentre la politica studia il bene in relazione allo Stato.
Ecco, abbiamo chiarito alcuni dei concetti fondamentali su cui Aristotele disquisisce nel suo Etica Nicomachea"... cosa c'è dunque di difficile?
Niente, mi pare... l'unico problema è che chi vuole studiare l'etica deve avere molta esperienza della vita per comprenderne i principi e per questo che risulta poco adatta ai giovani... e questo vale ancor di più per la Politica!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

La crisi in Italia...

Crisi SI, crisi NO...
Ad ascoltare i nostri politici si perde solo tempo!
Chi dice di essere preoccupato, chi dice che la crisi non c'è salvo poi dirsi preoccupato, chi ci dice che il governo dovrebbe far qualcosa, chi dice che il governo sta facendo qualcosa, chi dice che il governo non sta facendo niente...
In Italia chiunque può dire ciò che vuole e allora posso farlo anche io?
Ma si, dico la mia!

La crisi c'é!
Questo è il mio presupposto...
Lo si vede tutti i giorni, lo si vede al centro commerciale, per le strade, nelle vetrine dei negozi che hanno ancora i saldi al 50-70%.
Lo si sente dalle parole della gente, sussurrate di fronte ad un acquisto che si vorrebbe fare, ma a cui si rinuncia perché non indispensabile!
Lo si capisce dall'aumento della disoccupazione e dalle manovre dei grandi paesi del mondo per cercare di mettere rimedio dove, forse, e mi auguro di sbagliare, non c'é più rimedio...
Lo si capisce dal razzismo e dalla paura si sente per le strade...
Chiunque é in grado di capirlo...
Non é il PIL che ci dice che c'é la crisi...
anche perché il PIL non é uno strumento adatto... non ci credete? Bravi, non bisogna credere a ciò che ci viene detto... occorre studiare e giudicare da soli. Andate a vedere come si calcola il PIL, non la formula, ma quali voci concorrono a farlo crescere o scendere, vedrete che bella sorpresa!
Eppure la CRISI C'E'!


Cosa si sta facendo in Italia?
Questo é più difficile da capire...
ci raccontano che si sostengono le industrie e per l'auto e gli elettrodomestici sembra che sia vero...
Si dice che si cerca di aiutare i più deboli e coloro che perdono il lavoro...
Bene, se é vero...
Cosa si sta facendo in definitiva? NIENTE!

Ma chi é che dovrebbe permetterci di uscire dalla crisi?
Forse i disoccupati o le fasce deboli?
O l'industria?
No, mi spiace ma la strada é sbagliata!
Non é così che si affronta una crisi...
Chi é disoccupato non rilancia certamente i consumi, senza rilancio dei consumi le industrie non usciranno mai dalla crisi...
se le industrie non escono dalla crisi i disoccupati saranno sempre di più!
E questo credo sia chiaro a tutti!

Ma allora che fare?
Occorre predisporre un piano su tre livelli: l'immediato, il medio termine, il lungo termine.
Nell'immediato occorre tagliare le tasse per rilanciare i consumi. Tagliare le tasse é la cosa più semplice da fare...
Ma quali tasse? Direte voi... L'IRPEF tento per cominciare! Una unica aliquota del 20% per tutti!
E il suo equivalente per le imprese... chiaramente!

Questo consentirebbe alle classi sociali medio basse e medie di rilanciare i consumi e con essi di spingere le imprese.

Secondo: tagliare le spese inutili, cioè quelle legate alla politica: sono le uniche spese che non sono mai state toccate! Anche questo si può fare subito e non andrebbe a gravare sulle classi medio basse e basse. Non ci possiamo permettere di pagare dei rappresentanti perché si facciano i cavoli loro... la cosa non é più sostenibile!

Medio termine: occorre riorganizzare lo Stato, accorpando tutto ciò che può essere accorpato e tagliando i rami morti, allo scopo di usare tutte le risorse disponibili per rendere dei servizi effettivi al cittadino. Tutti i settori possono essere migliorati, senza alcuna eccezione.
In primo luogo occorre pensare alla scuola, una scuola seria che deve creare dei cittadini...

Lungo termine: occorre riorganizzare tutta la struttura produttiva dell'Italia, mirando all'autosufficienza nei settori strategici, sicuramente nel settore energia. Dipendere troppo dal prossimo significa non poter gestire le emergenze...

Il mio é solo un piccolo intervento, un pensiero... ma non mi sembra di aver visto o letto o sentito molto di più dai nostri politicanti, con la differenza che ciò che io dico non costa niente, ciò che dicono i nostri rappresentanti invece ci costa parecchio!

Volete dire la vostra?

 
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Italia... da dove si deve ricominciare?

Inghilterra, fine del 1600: Giacomo II decide di cambiare la rotta politica a favore del papato di Roma.

Come influenzare i propri funzionari?

Tramite le istituzioni scolastiche ed universitarie... meditate gente, meditate!

Se si vuol cambiare lo si fa dalle scuole!

E allora cosa aspettiamo in Italia, che lo Stato non esista più? Mi pare sia ormai sotto gli occhi di tutti il decadimento etico e morale della nostra società eppure, cosa si sta facendo ai piani alti per rimediare?

Assolutamente niente!

Rimbocchiamoci le maniche ed iniziamo a lavorare tutti e seriamente per cercare di salvare l'Italia e non per distruggerla definitivamente...

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Due errori di politica sociale che hanno contribuito alla crescita del fenomeno dei "Bamboccioni"

I bamboccioni...
quegli strani esseri di cui non si fa altro che parlare ultimamente...
Uomini (e donne, per par conditio) che vivono alle spalle dei genitori... fanno finta di studiare all'Università e si fanno invece mantenere!
Ma questo fenomeno sociale dei nostri giorni da dove viene?
A mio parere due sono stati gli errori di politica sociale compiuti nel nostro paese nell'ultimo decennio...
1. l'abolizione del servizio di leva obbligatorio;
2. l'innalzamento dell'età di istruzione obbligatoria.
Mi spiego meglio: per farla breve il servizio di leva era obbligatorio per tutti i ragazzi che, in buona salute, raggiungevano la maggiore età (e non si trovavano in determinate situazioni scolastiche che gli consentivano di rimandare il servizio di leva al termine degli studi!).
Nonostante saranno in tanti a ricordare il periodo di leva come tempo speso inutilmente, bisogna però riconoscere che svolgeva una funzione sociale molto importante ora scomparsa: quella di allontanare i ragazzi da casa e permettergli di capire cosa realmente significhi vivere fuori casa, lontano dai genitori, premessa essenziale per creare degli uomini.
In questo senso l'abolizione del servizio di leva ha contribuito indubbiamente alla creazione dei bamboccioni.
L'altro errore di politica sociale, sempre a mio parere, é stato l'innalzamento dell'età della scuola dell'obbligo. Ritengo infatti assolutamente inutile tenere a scaldare i banchi di scuola studenti che non hanno alcuna intenzione di studiare! Che dire poi del fenomeno inflazionistico dei titoli di studio?
Un tempo chi non aveva voglia di studiare si doveva trovare un lavoro se voleva vivere, anche perché nessun giudice si sarebbe mai sognato di dar ragione ad un figlio che senza contribuire alla vita economica di famiglia, pretendeva di essere mantenuto dai genitori.

Tutto ciò influisce in maniera pesante su una società, quella italiana, già appesantita da altri problemi...

Ma ora, dicono, i tempi sono cambiati!
Io mi chiedo... in meglio o in peggio?

Voi che ne pensate?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Italia, quale realtà? Discorsi assurdi tra pazzi da manicomio!

Oggi mentre mi trovavo al centro commerciale, comodamente seduto a sorseggiare un ottimo caffè, ho involontariamente ascoltato due vicini di tavolo che parlavano tra loro a voce alta. Dai loro discorsi ho capito che si trattava di due pazzi, appena usciti dal manicomio, così, incuriosito ho preso qualche appunto che per diletto mio e vostro di seguito vi riporto:

Ale: Ogni volta che cerco di ragionare su ciò che accade in Italia (in politica, etica, economia, scuola, religione) mi spavento all'idea di ciò che ci aspetta... spero di sbagliarmi, perché significherebbe che sono io a non capire niente! L'alternativa é aver ragione , ma é la cosa peggiore, perché significherebbe che a non capire niente sono in molti! Qualcuno vuol provare a convincermi del contrario? Prego, fatevi avanti, in ogni caso io ci perdo, come ho appena dichiarato!

Gianni: "Mi chiedo, se non ci sono problemi perché occorre fare sacrifici?"

Ale: "Per prevenire, dicono coloro che asseriscono che problemi non ce ne sono!"

Gianni: "Prevenire cosa? I problemi della Grecia? Quelli dell'Ungheria? Se dobbiamo fare sacrifici per prevenire la bancarotta, allora i problemi ci sono e come, e sono strutturali!"

Ale: "Stiamo parlando seriamente o scherziamo? Potrebbe dire qualcuno, se ci sentisse... Se ci fossero problemi i nostri rappresentanti ci sapranno guidare nel migliore dei modi, non pensi?"

Gianni: "Assolutamente, assolutamente... (ricordati sempre di assecondare i pazzi e i bambini!). Supponiamo allora che ci siano problemi, ma solo per fare l'avvocato del diavolo... allora se é vero che ci sono problemi occorre che tutti facciamo dei sacrifici, logico,no?!

Ale: "Logico?!? Sacrifici?!? Tutti?!?

Gianni: "Ma no... non esageriamo!"

Ale: "Che intendi con tutti?" (e mentre parlava la faccia diventava verde dalla bile!)

Gianni: "Tranquillo amico, non preoccuparti, dal mio tutti sono sicuramente escluse tutte le categorie che in Italia godono di un qualche privilegio, senza eccezione alcuna!

Ale: "E chi ha la pensione di invalidità?!?"

Gianni: "Tranquillo, continua a leggere il giornale e non agitarti... la tua pensione di cecità non te la tocca nessuno!"

Ale: "Allora va bene!"

Pazzi, pazzi che non sono altri, in Italia non ci sono problemi... ci sono solo ladri, imbroglioni, corrotti, impostori, delinquenti... e tanta povera gente onesta, gli Italiani, che pagano per tutti!

Ora però, per dire la verità, tutto ciò non é mai accaduto, ma se fosse stato reale voi, Italiani, avreste denunciato il fatto alle autorità o avreste continuato a sorseggiare il vostro caffè con noncuranza?

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

La forza dell'esempio...

La società italiana è quello che è a causa dei suoi vertici in tutti i campi!
Voi direte che questa affermazione è la solita lamentela senza alcun senso. Con questo articolo cercherò di dimostrarvi che ho ragione.
Uno dei metodi più efficaci per insegnare consiste nel fare qualcosa che gli allievi devono fare subito dopo. Si chiama insegnamento per imitazione ed è utilizzato in alcune materie anche nelle scuole ma è prevalentemente alla base del vecchio metodo dell'apprendistato: l'apprendista guarda il maestro e cerca di copiare ciò che egli fa. Dopo molte prove e molti anni diventa indipendente e magari svilupperà un suo stile.
I grandi trascinatori di folle erano sempre i primi a buttarsi in avanti, erano coloro che con l'esempio erano in grado di trascinare grandi folle. Così alcuni grandi uomini politici, Ghandi per esempio, usavano se stessi per rappresentare un'idea, la loro idea, ed erano disposti ad arrivare fino alle estreme conseguenze per il raggiungimento dei loro ideali, dando l'esempio in prima persona.

L'insegnamento per imitazione è alla base anche dell'insegnamento militare: si dice infatti che il Comandante deve dare l'esempio, cioè deve mostrare ai propri subordinati che è in grado di fare le cose e che le fa meglio dei propri uomini. Questo perché questi uomini devono credere al proprio comandante senza porsi alcun dubbio. Devono crederci così tanto che devono essere disposti ad andare a morire per il proprio Comandante.
D'altra parte, così come l'esempio è una potente arma per il raggiungimento di scopi eticamente e moralmente corretti è altrettanto potente nel campo opposto!
Oggi i ragazzi guardano la Televisione, ricevono insegnamenti assolutamente immorali e sono spinti ad imitare comportamenti socialmente pericolosi e distruttivi. Così torme di ragazzi vogliono essere alla moda, imitare i loro idoli senza anima ma soprattutto senza cervello.
Così i giovani si affacciano al mondo del lavoro dopo aver passato anni all'Università, senza grossi risultati ma sicuri che tanto alla fine la laurea la prenderanno lo stesso. E poi si aspettano pure un lavoro da laureato con uno stipendio da laureato, senza pensare che ogni posto di lavoro deve essere occupato da chi ha le capacità per ricoprirlo, perché vi sono delle responsabilità che derivano dal ricoprire una determinata posizione. Responsabilità personali ma soprattutto sociali.
Vi fareste curare da un medico che ha preso la laurea dopo quindici anni di "studi" solo per sfinimento o perché è stato "aiutato"? Forse che una volta che tutti avranno la laurea il mondo sarà migliore e nessuno dovrà più lavorare? Poveri illusi...
Seguireste in guerra il vostro Comandante se sapeste che non ha spina dorsale e ha paura della sua ombra?
Sareste disposti a seguire gli ideali di una persona che parla in un modo e si comporta in un altro?
Io no! Ve lo garantisco...
E così è per la politica. Così sono i nostri politici.
Tutti i giorni ci dimostrano di non essere meritevoli della nostra fiducia. Tutti i giorni sentiamo che qualcuno dei nostri rappresentanti è inquisito, arrestato, accusato, a torto o a ragione, sia chiaro. Destra, centro e sinistra sono accomunati da un unico filo conduttore: la mancanza assoluta di serietà, la demagogia, la continua e sempre più assurda partecipazione a teatrini che di politico non anno nient'altro che un nome usato e riusato, abusato e consunto al punto che nessuno sa più cosa significhi politica!
Politica...
Eppure un tempo chi sbagliava pagava, o forse è tutto falso? Non è mai stato così ma è stata solo una grande immensa farsa? Un teatrino, per l'appunto?
Il mondo va sempre più affondo, l'Italia riuscirà a galleggiare ancora, come ha fatto finora, aggrappata ai suoi mediocri dirigenti, mediocri politici, mediocri... oppure finirà a fondo?
Vedremo! Intanto continuiamo a sentire che coloro che dovrebbero guidarci litigano in Aula, nel Parlamento, si lanciano quello che capita e fanno roboanti discorsi in Televisione al solo scopo di distrarre coloro che un giorno saranno ancora una volta chiamati a votarli!
Io dico basta!
Basta con la mediocrità. Basta con l'incompetenza, basta con il ritirarsi di fronte alle difficoltà.
E' ora che chi è di un'altra pasta, chi non si sente un mediocre, chi ha voglia di dire la sua e fare qualcosa di buono si metta in gioco e usi tutte le sue capacità per cambiare questa nostra povera Italia, così giovane eppure così vecchia...
A voi politici rivolgo un appello: finitela!
Smettetela di litigare!
Discutete nelle sedi previste i problemi della nostra terra e trovate la soluzione migliore.
Dimostrate di non essere quei mediocri che fino ad ora avete mostrato di essere!
Lasciate perdere l'apparire in Televisione. Non è il vostro apparire in televisione che mi convincerà a darvi il mio voto.
 
Date, voi, prima di tutti, l'esempio!
Vedrete che l'Italia cambierà.

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

Deputati a 18 anni e senatori a 25?

Oggi ho letto un articolo su "Il giorno" che mi ha fatto sorridere... il titolo era "Largo ai giovani in Parlamento - Deputati a 18 anni e senatori a 25".
Sembra infatti che il Governo abbia dato il via libera ad un ddl costituzionale che potrebbe portare, nel giro di qualche anno, i giovani diciottenni alla Camera e i venticinquenni al Senato.

"Finalmente! Largo ai giovani...
Finalmente svecchiamento...
Nel resto dell'Europa si va nella stessa direzione..."

Sembra quasi di sentire queste urla del popolo italiano che non vede il momento di vivere questa rivoluzione. Ma siamo sicuri che sia la strada giusta?

Una mia prima considerazione sullo svecchiamento: se si volesse realmente svecchiare il Parlamento non sarebbe più logico mettere un tetto massimo all'età di deputati e senatori invece che abbassare il tetto minimo dell'età?
Io farei così: I deputati non possono avere meno di 40 anni e non più di 50 anni!
I Senatori non possono avere meno di 50 anni e non possono avere più di 60 anni!
Questo sarebbe svecchiamento, non pensate?

Largo ai giovani, si dice... ma quali giovani? I figli dei politici? Cosicché i genitori possano guidarli per mano lungo la strada da loro percorsa?
E che mi dite, avremo gente che lavora una vita e gente che fa politica per la vita? Mi spiace, non condivido!

I giovani devono studiare, vivere, lavorare, possibilmente onestamente e solo dopo aver capito cosa significhi fare sacrifici e aver raggiunto il giusto livello di maturità possono, anzi devono, provare a far politica!

Vogliamo cambiare l'Italia? Sono d'accordo, ma non é questo il modo!
Per cambiare l'Italia dobbiamo far si che quello del "Politico" sia un incarico che non dà più benefici del lavoro onesto di chiunque di noi. Perché i politici hanno diritto alla pensione dopo appena mezza legislatura? Perché gli italiani devono invece lavorare per 40 anni? Perché nessun politico propone una legge del tipo: "la pensione dei Politici non può essere superiore alla pensione minima garantita a tutti"? Eppure, se ci fosse io lo voterei, se fosse onesto, sottinteso!

Un'altra domanda, nel mondo attuale, in cui la preparazione richiesta ad un funzionario statale di un certo livello è quantomeno la Laurea e la lingua inglese, avremo Deputati col Diploma e che parlano il dialetto?

Riflettete gente, riflettete... è vero che il titolo non fa la persona, ma cerchiamo di non esagerare!

Mi dispiace Ministro Meloni, non condivido la sua proposta!

Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO

mercoledì 1 agosto 2012

Beppe Grillo entra in politica...

Certo che siamo messi male in Italia!
Non certo perchè Beppe Grillo entra in politica, non è quello il problema...
Certo, qualcuno potrebbe dire "ma cosa ne capisce un comico di politica... occorrono professionisti!" e, forse, in uno stato serio, avrebbe ragione. Ma in Italia?
E' forse possibile fare peggio dei nostri politici?
Io non sono un politico, ma credo che sia difficile far peggio! per cui, Beppe Grillo, benvenuto... e se riesci a cambiare qualcosa, ironia o meno, meglio così!
Dicevo che c'è da preoccuparsi in Italia, in quanto il Presidente del Consiglio, invece di pensare ai problemi della nostra società si preoccupa di rispondere alle provocazioni di un comico...
E' come dire che la politica ha paura delle ombre...
Ma forse è proprio così... hanno paura...
Cosa accadrebbe se il popolo prendesse coscienza di ciò che accade in Italia... forse i politici rischiano di perdere lo scranno?
E si... forse è proprio ciò che temono!
E allora, dopo aver votato per tutte le correntie i partiti nella speranza che un cambiamento potesse veramente esserci... perchè non provare anche per Lui, il Beppe Nazionale?
Io ci penserò... e chissà... tanto, peggio di così!?!
Alessandro Giovanni Paolo Rugolo
P.S. Beppe, se hai bisogno di una mano a scrivere il tuo programma...
conta pure su di me... tanto, peggio delle cose che già scrivono... è difficile fare, pure impegnandosi!